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Il fair play degli alpinisti

Una breve riflessione di Umberto Silvestri sul fair play. Non solo, e non tanto, nell'alpinismo, ma anche nell'editoria.

Il fair play degli alpinisti
La copertina de "Il quindicesimo ottomila" con alcune vette dell'Himalaya sullo sfondo
collage di foto tratte dal web

Succede anche, che dopo quarant’anni, il Guinness Book decida di togliere il primato di primo uomo ad aver scalato, tra il 1970 e il 1986, tutte le quattordici vette sopra gli ottomila metri senza l’ausilio di ossigeno supplementare, all’italiano  Reinhold Messner

Tutto parte da un rapporto redatto dal cronista tedesco Eberhard  Jurgalski, da sempre grande detrattore del nostro connazionale, il quale sostiene, attraverso nuovi calcoli e misurazioni, che Messner e  Kammerlander, suo compagno di scalata, nel 1985 si siano fermati a qualche metro dalla cima dell’Annapurna (8091 mt.).

Ovviamente è una boutade, alla quale però il Libro dei record ha voluto dare credito, cancellando il primato dell’alpinista altoatesino per trasferirlo allo scalatore statunitense Ed Viesturs che aveva replicato l’impresa tra l’ ‘89 e il 2005. Che ovviamente, con grande fair play e intelligenza lo ha rifiutato, asserendo che l’unico al quale spetta quel titolo, se mai gli alpinisti lo avessero considerato tale, era proprio Messner, maestro ed esempio per tutti gli scalatori che sono arrivati dopo di lui e a cui  molti (egli compreso) si sono abbeverati per migliorare stile, tecnica e psicologia.

Questo tentativo revisionista, il mondo dell’alpinismo non l’ha preso bene e sono in molti ad aver ribadito stima e rispetto allo scalatore italiano.

Resta un vuoto, per il metodo discutibile di fare informazione e un buco nelle pagine del Guinness Book che difficilmente sarà riempito, se non con la dabbenaggine (quella sì da record) del suo editore.

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