Quale fase 2 per le discipline outdoor nel Lazio? Tanto cose sono ancora poco chiare. Francesca Belotti ha chiesto al Presidente della Regione Lazio Zingaretti, durante la conferenza stampa di oggi.

In occasione della conferenza stampa di oggi tenuta dal Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e dal Vice Presidente, Daniele Leodori, noi di Climbing Spot Factory ci siamo interessati di ottenere chiarimenti circa il regime di spostamento per le attività sportive e motorie che richiedono l’accesso ad ambienti montani, collinari e lacustri (il meglio noto “outdoor”).
Infatti, il dpcm presentato dal Premier Conte lo scorso 26 aprile prevede la possibilità di svolgere attività motoria e sportiva anche oltre l’area peri-domestica (lett. f). Inoltre, autorizza gli spostamenti entro i confini regionali e tipifica le ragioni valide di spostamento (lett. a). Tuttavia, tra queste motivazioni (che vanno poi autocertificate nell’apposito modulo onde evitare esose sanzioni), l’attività motoria e sportiva non figura esplicitamente. Che succede allora con l’escursionismo, l’alpinismo, l’arrampicata, il ciclismo, il trail, la pesca? Si tratta di attività che, nel loro svolgimento, possono facilmente assicurare il distanziamento fisico, favorendo peraltro il sostegno delle economie locali (per esempio, con l’approvvigionamento gastronomico in loco e take away) e riducendo l’affluenza nei parchi urbani (disperdendo gli sportivi e le sportivi in aree talvolta disabitate o comunque diradate). Eppure al momento non si capisce se e fin dove si potranno svolgere…
Finora, in regime di fase 1, stando alle FAQ sul sito web del Governo, queste attività potevano essere svolte solo da chi già vive in ambienti montani, collinari, lacustri. Possiamo dedurre che a partire dal 4 maggio, invece, il perimetro legale sia quello regionale e dunque sia estesa a tutti/e questa possibilità? Il CAI l’altroieri ha richiesto chiarimenti ufficiali al Premier in merito, mentre molte regioni (e.g., Abruzzo, Marche, Emilia Romagna e Veneto) già hanno autorizzato lo spostamento intra-regionale per queste attività. Sono anche state lanciate diverse petizioni online. Insomma, urge capire cosa e dove si potrà fare outdoor.
Nello specifico, nel Lazio, cosa accadrà? Si potranno raggiungere le tante falesie, riserve naturali, laghi, etc.? Sarà consentito spostarsi dentro i confini regionali per svolgere attività sportiva e motoria, ovviamente adottando tutte le precauzioni note? E come si potrà citare questa motivazione nell’autocertificazione? A queste domande, il Vice Presidente Leodori ci ha risposto che la Regione è in attesa di una definizione di “sport individuale” da parte del Governo, dopo la quale si potrebbero definire regole (tra cui eventuali “spostamenti provinciali” e non regionali) utili a garantire lo svolgimento non solo di queste attività sportive ma anche degli allenamenti individuali degli atleti e delle atlete che svolgono sport di squadra.
In buona sostanza, sarà Conte a definire quali sport sono meritevoli di spostamento, un po' come ha definito quali affetti fossero meritevoli di ricongiungimento. Il primo rischio è dunque quello di incappare nuovamente nell’errore di disciplinare il chi e cosa anziché il come e il quanto, di permettere anziché vietare, ribaltando così il nesso tra norma (libertà di movimento) ed eccezione (limitazioni a tale libertà) e dunque impasticciare ulteriormente i contorni di ciò che è lecito e ciò che non lo è (c’era una volta il principio di certezza del diritto, e non c’è più). La Regione Lazio poi disciplinerà di conseguenza, chiarendo auspicabilmente il perimetro geografico-legale cui riferirci. Tuttavia, l’ulteriore rischio è che si restringano gli spazi alla sola area provinciale (e non si capisce eventualmente perchè) in un momento in cui invece servirebbe ampliarli.
La logica da seguire, infatti, dovrebbe essere la stessa adottata per regolamentare l’allungamento dei tempi di apertura dei supermercati: “sparpagliarci”. Sparpagliarsi nello spazio equivale a scaglionarsi nel tempo. In una fase di riapertura accompagnata da un’inevitabile impazienza e paura dei cittadini e delle cittadine, la logica da seguire dovrebbe essere quella della dispersione, non della concentrazione. Questo allineamento passivo della Regione in materia di sport e affini, tuttavia, non sorprende: fa anzi eco nelle parole di Zingaretti che proprio durante la conferenza stampa reclama il bisogno di armonia e di moto all’unisono tra forze politiche, confondendo però differenza con divergenza. Sebbene sia biasimabile il dibattito politico-partitario di questi ultimi giorni che frammenta e sfarina anziché negoziare e condividere, è altresì miope trascurare che esiste una diversità territoriale da tenere in considerazione nel momento in cui si vuole immaginare la ripresa di un paese. Pensiamo, a titolo d’esempio, alle misure adottate per il trasporto pubblico: a Roma o nel Lazio non saranno certo le stesse applicate in territori più “ordinati e precisi” o meno “popolosi”. Lo stesso dicasi per lo sport outdoor: la presenza diradata di camminatori sui Monti Lepini o sulle Mainarde laziali non è comparabile con altre zone montuose d’Italia certamente più affollate. C’è differenza ed in entrambi i casi è possibile essere fantasiosi e responsabili, immaginare formule “su misura” e di prossimità che consentano di riabitare questi luoghi secondo i criteri che sovrintendono a questa fase 2 (Paolo Grossi la chiamò “creatività del diritto” qualche tempo fa). Tuttavia, per farlo è indispensabile confrontarsi con gli operatori del settore che, conoscendo territorio e dinamiche sociali da vicino e nel concreto, possono indirizzare gli interventi da intraprendere; e per riuscirci, serve volontà politica.
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