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Sperone del Corvo: Lavori in corso

Stefano Milani ci racconta dello Sperone del Corvo, dove sta aprendo una nuova falesia.

Sperone del Corvo
Sperone del Corvo
Stefano Milani

Sono anni che si tenta di chiodare queste pareti, non ricordo bene la prima volta che venne effettuata una visita a queste rocce, forse metà anni novanta, o anche prima.

In un primo tentativo raggiunsi la base della parete, era solo una visita di controllo, per vedere la roccia da vicino, per sentire con mano, ascoltarne i suoni, saggiarne la fattibilità. In quell'occasione notai un chiodo, forse due, non ricordo ora i dettagli, e un bel pilastro.

Comuque mi ripromisi di tornare e provare a fare un giro dall'alto con la corda.

Qualche anno dopo tornai, ma non potei salire alla parete, stavano tagliando parte del bosco, o perlomeno così mi sembrò, mi limitai a guardare la parete con il binocolo, e feci una passeggiata per la piana, lasciando tutto il materiale in macchina.

Qualche anno dopo ci riprovai, ma questa volta il meteo era avverso, piovigginava, e nuvoloni più scuri non promettevano un miglioramento, anche questa volta trapano, corde fix e ferramenta varie rimase in macchina, e tornai indietro, il tempo non permetteva nemmeno di farsi una camminata.

Niente quella parete era destino che non doveva essere chiodata.

Passano gli anni, e nessuno prova o perlomeno non se ne hanno notizie.

A fine di questa estate, un sabato libero da impegni, decido di andare a fare un ennesimo giro di controllo, anche solo per curiosità, una curiosita stuzzicata da nuovi amici che, durante un caffe' amichevole, mi chiesero il perche quella bella parete, ben visibile, non fosse ancora chiodata.

Ovviamente essendo curioso, ed essendo stato ormai stuzzicato, non me lo feci ripetere due volte. Quindi un sabato, decisi di andare a farmi questa scarpinata.

Lavori in corso
Lavori in corso
Tiziano Cerri

Arrivato, parcheggiai la macchina negli spazi appositi, poco dopo la strada sterrata che sale a destra proveniendo dal paese, nei giorni addietro ha piovuto molto,  ma quel sabato era una bella e fresca mattinata autunnale e non sapendo bene come si potesse raggiungere la base della parete, troppi anni sono passati, e non potendo chiedere a nessuno, mi misi a  girare un po intorno, tornato alla macchina indossai gli scarponi, poi decisi di tornare una cinquantina di metri indietro, verso il paese, e presi la sterrata a destra, passai poco sotto ad una parete (mi sembro una vecchia cava) e la stradina piegando a destra raggiunge un prato in leggero declivio verso il paese, era zuppo di acqua, sembrava una spugna verde, quella per lavare i piatti.

Attraversai il prato spugna, fino ad una recinzione, non la scavalcai, ma la costeggiai verso destra, seguendo tracce di animali, e rigagnoli d'acqua attirati dalla spugna pratosa, quando giunsi più o meno sotto la verticale della parete, salii a sinistra delle roccette e mi ritrovai in un altro prato, meno bagnato, di li dritto verso il bosco, attraverso il prato. Raggiunto il bosco mi misi a cercare il modo per salire, verso sinistra scavalcai una recinzione che separa due prati e piegando a destra trovai una cengia obligua che mi permise di salire un gradone rocciose ed entrare nel fitto bosco ceduo. Il terreno era molto ripido cercai di salire dritto verso la parete, il bosco e sottobosco era molto fitto, molti alberi caduti ed ormai secchi ostacolavano non poco la progressione, ogni tanto trovai un ometto in pietra, pensai che siano di qualche cercatore di funghi che ha girovagato in quella selva intricata.

Su dritto sperando che la direzione sia corretta, e all'improvviso mi ritrovai alla base della falesia, proprio al centro, proprio dove volevo arrivare.

Disgaggio della Parete
Disgaggio della Parete
Tiziano Cerri

Subito a naso all'insù, un enorme tetto ad almeno quindici metri da terra caratterizza questo settore della falesia, ritrovai il vecchio chiodo, che sale per una fessura, seguito da vecchie placchette di alluminio ormai in pessime condizioni, alternate e quelche fix da 8 mm senza piastrina.

I fix sono molto più recenti, in inox. Insomma questa allegra schiera di piastrine e fix arrivano da una sosta con cordone, e poco più su, alla base del tetto un altra sosta con cordone e spezzoni di corda pendolanti, credo che qualcuno ogni tanto ha giocato.

Girando alla base della parete trovai altri fix da 8 mm posizionati quà e la lungo un po tutta la base della parete, forse qualche esercitazione degli speologi (il posto è molto frequentato dagli speologi, la piana sottostante la parete ha una certa rilevanza speleologica).

Girai un po' alla base di questo settore, ma ricordo che la prima volta che venni mi piacque molto un pilastro staccato verso destra, ed infatti superando il tronco abbattuto di un grosso albero raggiusi il pilastro roccioso. Bello, mi ricordavo bene, tornai al settore principale, e poi di nuovo al pilastro di destra. La fantasia iniziò a viaggiare, immaginare vie di salita, passaggi di arrampicata, studiai la zona, cercando di memorizzare i punti per le eventuali calate con la corda, mentalmente calcolai quanto materiale occorre, se è meglio una statica o una dinamica, cercai di stimare quante vie potessero essere chiodate, quante facili e quante difficili, il sentiero, la base della falesia, quante persone la frequenterebbero insomma tutte cose che mi frullano per la mente quando vedo una parete che mi piace.

Ritornato al pilastro di destra lo superai, proseguii in discesa traversando tutto a destra tentando di raggiungere la piana sottostante, il bosco sempre intricato.

Trovata una traccia, raggiunsi la piana a monte di dove avevo parcheggiato, raggiunsi in breve tempo la strada bianca che attraversa al centro la piana e la percorsi direzione del paese. Incontrai tre escursionisti (sicuramente stavano salendo all'Erdigheta); il consueto "salve" e brevemente raggiunsi la mia auto, aperto il baule mi tolsi gli scarponi, mi infilai le scarpe, un ultimo sguardo alla parete, qualche foto con lo zoom, e... Work in progress.

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