Ci sono persone che lasciano ai luoghi dei tratti di singolare bellezza.
Tra i miei primi compagni d'arrampicata a Pale, negli anni '80, ci fu Marco Fortini.
Comiciò a scalare 3-4 anni dopo il mio esordio, e proprio con me e con i miei compagni. Si appassionò immediatamente, e presto si rivelò come il più forte e il più coraggioso di tutti.
Cominciò subito a viaggiare. Partiva, vedeva quello che si faceva a Finale, nel Verdon. Poi tornava e riportava nel nostro piccolo ambito tutte le novità che aveva visto.
Fu così che divenne un punto di riferimento, e in pochi anni diede una svolta radicale alla scalata palatina.

Paola Di Giacomo
Mentre noi ci dedicavamo più alla montagna e alla scalata tradizionale, Marco affinava la tecnica e cercava di aprire e salire vie sempre più difficili.
Ma non affinava solo la tecnica: Marco non cercava la difficoltà per la difficoltà. Lui era un esteta, un uomo esigente. Nell'apertura delle vie seguiva delle precise regole stilistiche.
Le sue vie sono tutte continue. Non cercava, come me, di arrivare più in alto possibile, emulando in falesia la scalata in montagna. Lui voleva la continuità. Preferiva fermarsi piuttosto che guastare la continuità della scalata.
Le sue vie sono tutte molto tecniche: i più misteriosi cammini di aderenza delle pareti di Pale li ha saputi vedere lui.
Se la sai leggere bene (e non è facile), una via di Fortini non ti costringe mai a fare passaggi boulderosi, con trazionamenti crudeli.
Accanto a un coraggio senza fine, aveva un talento eccezionale, una perspicacia unica nell'andare a cercare la difficoltà, senza mai rinunciare al suo credo estetico.
Guascone, estroverso, non si spaventava davanti a nulla. Era protetto da una corazza, e a Pale tutti lo seguivano senza discutere.
Rispettava sua moglie, e il rispetto per le donne non è affatto un pregio di poco conto. Anzi, la dice lunga sull'animo di una persona.
Oggi Marco se ne è andato.
Riposa in pace. Hai impresso sulla pietra di Pale la tua impronta beffarda ed enigmatica, e l'hai resa speciale.
Commenti
verba volant. le tracce (e gli spit) restano. grazie sergio per questa preziosa testimonianza.
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