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Divieto di scalata a Colle dell'Orso: intervista a Luigi Baratta

Colle dell'Orso: il 18 Agosto, a sorpresa, è uscita una ordinanza di divieto. Auspichiamo a breve una riunione tra i rappresentanti dell'amministrazione e le associazioni locali, che non erano state consultate. 

In attesa del resoconto dei colloqui, pubblico una breve intervista telefonica a Luigi Baratta

Divieto di scalata a Cole dell'Orso: intervista telefonica a Luigi Baratta
Colle dell'Orso
Carmela Malomo

D: La Giunta Comunale di Frosolone, con una delibera del 12 Agosto, ha annunciato di voler regolamentare le attività di arrampicata sportiva nella falesia di Colle dell'Orso. Il 18 Agosto, poi, ha istituito una ordinanza di divieto di scalata nel sito. 

R: Delibera e annunci sono arrivati all'improvviso. I locali e non, che, come me, hanno contribuito a creare il sito, non sono stati consultati. Siamo rimasti piuttosto sconcertati. Il fatto che il Comune voglia creare una zona attrezzata per i campeggiatori, con tanto di servizi igienici non è una cosa negativa. Quello che preoccupa me, e gli altri local è il fatto che dalla lettura della delibera si capisce chiaramente che le istituzioni, prima di deliberare e vietare, non hanno preso molte informazioni su Colle dell'Orso. Basti pensare al fatto che le vie di arrampicata sportiva sono sempre chiamate, nel documento ufficiale di delibera del Comune di Frosolone, "vie ferrate". Chi chiama le vie della Morgia Quadra "Vie ferrate" mostra di non sapere né come è fatta una via ferrata, né come è fatta una via sportiva. Oppure di non sapere come è fatta la Morgia Quadra, di non esserci mai stato. 

 

D: Come avete reagito?

R: Stiamo cercando di ottenere un incontro con le istituzioni, per chiarirci e vedere se da questo proclama si riesce a tirare fuori qualcosa di buono. 

D: Ci sono state anche polemiche sui social?

R: I social non li uso da tempo. So che il Sindaco, pensando di avere fatto una gran cosa, ha improvvidamente pubblicato su Facebook un post in cui si vantava dell'ordinanza e della possibilità di ricavare introiti dagli ingressi in falesia, ed è stato pesantemente criticato. 

Però mi viene da sorridere al pensiero di questo politico locale, che non ha resistito alla tentazione di fare provvedimenti clamorosi su improbabili "vie ferrate" che evidentemente conosce a malapena (altrimenti le avrebbe chiamate con il loro nome), e poi vantarsene sui social, proprio come i politici nazionali. 

Purtroppo, con questo provvedimento di divieto ha provocato la disdetta di molte prenotazioni per alberghi e B&B della zona, proprio all'inizio della stagione autunnale. Cioè un danno enorme per tanti suoi elettori, che si sono immediatamente risentiti. Che dire? È stato un gesto maldestro. Comunque ora il sindaco ha eliminato il post. Vediamo cosa scriverà, se scriverà, dopo avere preso contezza della situazione a Colle, se ne prenderà contezza.

D: Quindi ora a Colle dell'Orso non si scala?

R: Per il momento non mi sento di dire a chi viene da fuori che può partire per Frosolone. Il divieto c'è. Sull'ordinanza del 18 Agosto si parla esplicitamente di volere "inibire l’iniziativa spontanea dei praticanti dell’arrampicata sportiva".  Se avrò un incontro chiarificatore con il Sindaco, saprò dire di più. Poi vi dirò.


 

Questo è tutto quello che posso riportare, per ora. Diremo di più dopo l'incontro tra le istituzioni e i chiodatori locali.

A titolo personale, voglio però dire che quello che ci si aspetta dalle istituzioni locali è che queste consultino i locali, e sentano quali sono le esigenze dei loro elettori prima di fare delibere ed emanare divieti, non dopo. E non basta. Voglio ancora aggiungere una cosa.

Nella delibera del Consiglio Comunale di Frosolone ho letto che il "complesso roccioso, denominato “La Morgia Quadra”, considerato tra le Falesie più belle ed affascinanti d’Europa... si presta, per le sue straordinarie caratteristiche, anche alla pratica di competizioni sportive a livello nazionale ed internazionale". Dopo una affermazione simile, ci sarebbe stato bene un ringraziamento alle tante persone che hanno prima scoperto, e poi valorizzato il sito. Magari i materiali usati nono sono sempre stati i migliori, ma è anche vero che alle amministrazioni non è stato chiesto nemmeno un soldo.

E visto che, dopo quasi 40 anni, i politici si sono accorti di avere un patrimonio del genere nel proprio territorio senza averci speso una lira, almeno un tante grazie lo potevano dire. Quando gli animali ricevono cure, ringraziano. Gli esseri umani spesso non lo fanno. 

All'amministrazione di Frosolone vorrei dire, sempre a titolo personale, che l'eleganza dei modi non è solo un fatto formale. È un indice di civiltà.   

Commenti

admin

ARTICOLO REVISIONATO MEZZ'ORA DOPO LA PUBBLICAZIONE! 

Per telefono l'intervistatrice aveva capito che la riunione già era stata concordata. Invece ad oggi, 21 Agosto, l'amministrazione non ha ancora risposto alle richieste delle associazioni. Perciò l'articolo è stato modificato di conseguenza. Ci scusiamo per l'inesattezza.

Ven, 08/21/2020 - 08:53
aaron (non verificato)

Credo, ma non mi auguro, che questo episodio sia solo il primo dei tanti che vedremo nel corso dei prossimi anni.

Non voglio spingermi fino a pensare che le amministrazioni vogliano trovare il modo di nascondersi dietro alla parola valorizzazione per cercare, invece, una ulteriore fonte di lucro in tempi che si prevedono tutt'altro che floridi.
Penso che chiunque conosca anche solo un minimo di storia dell'arrampicata possa concordare con l'analisi che questo sport sta attraversando il suo cambiamento epocale e forse più radicale.
Anche se interstiziale ed edulcorato dalla intrinseca e spiccata caratteristica arrampicatoria che è il senso di comunione, penso si possa affermare che anche all'interno della comunità arrampicatoria stessa si stia consumando uno scontro generazionale. Scontro che fa leva sull'avvicendamento generazionale tra la "vecchia guardia" (che come in ogni famiglia che si rispetti cresce con valori e fonda le basi della sua formazione su presupposti diversi da quelli dei suoi successori) e la "nuova guardia" di arrampicatori cresciuti principalmente nelle palestre e con una cultura più solida legata all'allenamento ed alla scienza sportiva.
Paralellamente assistiamo alla massificazione di questo sport, lo dimostra il fatto della "istituzionalizzazione" olimpionica e dell'esplosione della "moda" dell'arrampicata.
Questo costringe il mondo a renersi conto che l'arrampicata appunto, esiste, e che per molti versi entra in conflitto con molte delle logiche che governano appunto il mondo. Sto parlando del solo fatto di normare uno sport che nasce come una controcultura isolazionista che rifiuta tutti i dogmi sociali organizzati, e che si fonda su rispetto, libertà, buonsenso e pacifica convivenza senza la pretesa di prevaricazione o modifica dell'ambiente circostante.

Se qualcuno ricorda le storie patinate dal sapore western riguardanti camp4 nello yosemite, popolate da eroi ai quali ancora oggi ci rifacciamo, sono sstorie di trasgressione ed amicizia. Competizione e scontro, a volte anche feroce e polemico, però senza alcuna pretesa se non quella di dimostrare il proprio valore come uomini non rispetto ad altri uomini, ma nei confronti della natura. C'era tutto il romanticismo dell'esplorazione, della natura prima e dei propri limiti poi, della conquista e della condivisione di una passione comune nel rispetto di qualcosa più grande di noi.

Questo è ancora, fortunatamente (anche con un pizzico di insofferenza rispetto al dogmatismo sociale) il contenuto dei vasi sanguigni della microcultura arrampicatoria, e probabilmente il motivo di base per il quale fa tanta presa sui giovani: libertà e rispetto.

Questa digressione storica per arrivare al punto cardine della questione: per il mondo, rendersi conto che l'arrampicata esiste significa andare incontro a qualcosa che non può accettare.

Perchè non ha normato la distanza tra gli ancoraggi, perchè non li ha fatti certificare da un ingegnere, perchè non si possono controlalre gli standard di sicurezza.

Tutte queste cose rischiano di essere sacrificate se il mondo arrampicatorio non riuscirà a mettere da parte le proprie divisioni e non riuscirà a fare fronte comune agli episodi di questo genere fecendo sì della cultura riguardo la propria esistenza ma rispondendo con un no secco a qualunque genere di isitutuzionalizzazione limitante della libertà di ognuno di scalare, chiodare, vivere lo sport come meglio crede.
Spero che le istituzioni in prima battuta riusciranno a recepire il messaggio che se qualcosa è di tutti è giusto che sia lasciato a quei tutti l'onere di prendersi carico della buona salute di quella cosa, e non a qualcuno l'arroganza di poter stabilire d'imperio in che modo le persone possano fruire delle loro passioni.

L'arrampicata e chi chioda non ha mai chiesto nulla a nessuno, e credo sia auspicabile che nessuno chieda nulla all'arrampicata se non di svilupparsi secondo il corso naturale della sua vita. Questa è un'attività che nasce da un sentimento, e come tutti i sentimenti non è democratica o arginabile, è vecchia quanto l'uomo e con l'uomo morirà. Non lasciamo che siano l'uomo e la sua presunta spinta civilizzatrice ad ucciderla.

La storia è importante, e sarebbe bello che prima di entrare a gamba tesa in qualcosa che evidentemente non comprendono le istituzioni conoscessero gli equilibri che stanno andando a spostare.

Vorrei, e voglio ricordare, che le pagine die libri di storia sono oltremodo affollate di tentativi di valorizzazione che non hanno avuto altro esito che lasciare caratteri d'inchisotro su pagine ingiallite tra gli scaffali di una biblioteca, ed un sacco di rovine ai lati delle strade.

Ven, 08/21/2020 - 12:15

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