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Palazzolo Acreide

Una nuova tappa del nostro viaggio virtuale in Sicilia: Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa, sui Monti Iblei.

Un bell'articolo sulla storia di un luogo poco conosciuto, che ha visto nei secoli il succedersi di popoli, di dominazioni, di culture, e che ne porta le tracce.

Parte 7 / 9
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Palazzolo Acreide
Il Teatro di Palazzolo Acreide
PJ (Margherita Montoneri)

«Acre e Casmene furono fondate dai Siracusani: Acre settant'anni dopo Siracusa, Casmene vent'anni circa dopo Acre. Anche la colonizzazione più antica di Camarina si deve attribuire ai Siracusani, circa centotrentacinque anni dopo che si fondò Siracusa; ne furono nominati ecisti Dascone e Menecolo.»

(TucidideLa guerra del Peloponneso, Libro VI 5)

Acre, dal greco Akrai che significa “cima” ma anche “cittadella” , secondo Tucidide fu fondata circa nel 664 a.C. (70 anni dopo Siracusa) dagli stessi siracusani. Situata in posizione strategica sulla collina Acremonte che separa la Valle del fiume Tellaro da quella del Fiume Anapo, la colonia crebbe d’importanza tanto da essere citata da numerosi autori come protagonista di vari avvenimenti segnanti la storia dell’Isola.

Era bella la greca Akrai, in un territorio che all’epoca doveva essere ricco di boschi e sorgenti, ed era forte Akrai, poteva controllare le vie di comunicazione verso l’interno assieme ai confini più meridionali del vasto territorio siracusano, ed era ricca Akrai, ricca di commerci e centro di ellennizazione delle genti sicule dell’entroterra.

Ma, come destino di ogni città siciliana, vide nei secoli avvicendarsi popoli e dominazioni, in una continua e mutevole trasformazione: da Akrai, divenne Acre, poi Balansùl, Palatiolo e infine Palazzolo cui fu aggiunto Acreide solo nel 1892. E furono quindi siculi e romani e bizantini che si succedettero nei secoli. Akrai mantenne una certa autonomia ed importanza anche sotto i romani tanto da battere una sua moneta,  e divenne un notevole centro cristiano con i bizantini  ma infine furono gli arabi che nel 827 con la distruzione della città, ne rasero al suolo anche la memoria.

Per secoli dell’antica città di Akrai si perse dunque ogni traccia, una coperta di oblio e terra si stese sulle sue rovine e nessuno seppe più indicarne nemmeno l’esatta posizione. Akrai, la ricca e bella colonia siracusana non esisteva più, calviniana città invisibile sperduta tra le pagine strappate della Storia.

Palazzolo Acreide, abitazioni preistoriche
Abitazioni Preistoriche, a Palazzolo Acreide
PJ (Margherita Montoneri)

La nuova “Palatium” medievale sorse su un sicuro sperone di roccia sottostante dove probabilmente si trovava un palazzo imperiale da cui prese nome e dove i Normanni costruirono un impenetrabile castello. Da questo nucleo originario la cittadina si espanse tanto che già nel 1500 si pensa dovesse avere l’attuale assetto urbanistico.

Ma il 1693 segnò la fine di quello che fino ad allora era stata la cittadina: il terribile terremoto che quell’anno colpì la Sicilia, non risparmiò neanche Palatioli, sgretolandone le chiese, i monumenti, il vetusto castello normanno, sbriciolando le case e portando con sé libri ed opere d’arte, devastando le campagne e spezzando la vita di almeno 700 abitanti.

E anche questa Palazzolo si perse nei meandri della Storia, un’altra città invisibile che possiamo solo immaginare. Tuttavia, stavolta fu ricostruita casa per casa, e chiesa per chiesa: il 1700 segnò l’anno della rinascita, il secolo della ricostruzione di una città ancora più grande, ancora più bella e riccamente decorata, nello stile tardo-barocco che caratterizzò i paesi siciliani dell’epoca e che valse anche a Palazzolo Acreide l’inserimento nel Patrimonio Unesco dell’Umanità.

Fino alla seconda guerra mondiale fu un centro fiorente e ricco di cultura e artisti e artigiani abilissimi e raffinati, dalle lettere all’arte dell’intaglio, dai mobili in stile liberty alla pittura.

Eppure, oggi si trova ancora un po’ ai confini delle rotte turistiche della Val di Noto, forse per la vicinanza della più blasonata città omonima o della spettacolare necropoli di Pantalica.

A Palazzolo più che per turisimo ci andavo per trovare una mia compagna di scuola originaria di lì, ma fu al solito la curiosità e le letture di mia mamma a portarci a scoprire i suoi segreti, cercati fin dal XVI sec. quando storici e archeologici iniziarono a porsi qualche domanda sull’esatta ubicazione dell’antica Akrai di cui si parlava nei testi latini e greci. La cercarono in lungo e in largo fino a trovarla nella contrada detta “Palazzu” che vide i primi scavi all’inizio del 1800 grazie alla lungimiranza del barone Gabriele Iudica.

Palazzolo Acreide
Palazzolo Acreide:
1) Tomba a baldacchino
2) Iscrizioni
3) Strada Ellenistica
PJ (Margherita Montoneri)

E’ grazie a lui se oggi possiamo godere del Parco archeologico di Palazzolo Acreide. Purtroppo un po’ abbandonato a se stesso ma di sicuro fascino (forse proprio per quel gusto di selvaggio e di scoperta che ancora riesce a dare), nel parco riprendono vita le città invisibili, le antiche Akrai, ed Acre e Bansulum, tutte in frammenti e tutte e legate indissolubilmente tra loro tanto che a volte è difficile decifrare dove finisca l’una e inizi l’altra.  Quello che balza più agli occhi è sicuramente il teatro, costruito ingegnosamente adagiandolo su un pendio naturale. Datato al III /II sec. a. C., la tradizione lo vuole risalente al regno di Gerone II, periodo di massimo splendore dell’Akrai Greca. Piccolo di dimensioni, perché costruito in una città già satura di edifici, fu rimaneggiato dai romani, ma soprattutto dai bizantini che ne fecero una sorta di magazzino per il grano (!). Dopo la distruzione della città da parte degli arabi, la vegetazione e la natura si ripresero i loro spazi fagocitando il teatro nel loro abbraccio senza memoria, lì dove restò fino al 1824, quando rivide la luce grazie al barone Iudica.

Una stretta galleria lo collega al Boulaterion, la “sala riunioni” del senato acrense. Vicino al teatro i resti del tempio di Afrodite e di una strada urbana, identificata come il decumano.

Si passa poi alle necropoli dell’ Intagliata e dell’Intagliatella, che dai buffi nomi ricordano come fossero inizialmente cave di pietra prima di essere riutilizzate. E’ qui che il parco si fa più selvatico e tra l’erba alta ci si addentra nelle cavità scavate nella parete, tra polvere e ragnatele, ritrovandosi tra ipogei, sepolture romane e cristiane, case rupestri bizantine, in un “cocktail” storico e archeologico caotico come caotico deve essere stato il passaggio tra le varie dominazioni e stili di vita.

Lungo le cave dei quadrati intagliati nella roccia ospitavano bassorilievi che celebravano il culto degli “eroi”, qualche raro esempio scampato allo scorrere dei millenni lo si trova all’entrata dell’Intagliatella.  Sia l’Intagliata che l’Intagliatella presentano sepolture importanti con iscrizioni, arcosoli e tombe a baldacchino: una specie di intricato labirinto ricco di sorprese ad ogni passo, un “parco giochi” dalla valenza storica immensa eppure, anche qui, purtroppo non valorizzato come merita.

Ne sono un esempio i meravigliosi “Santoni”, situati un po’ più giù, ai piedi del colle. Benché rozzi e molto rovinati, questi 12 bassorilievi scolpiti su una parete calcarea di 30 metri hanno una valenza storica notevolissima essendo una delle poche testimonianze del culto della dea Cibele. Ne ho un vago ricordo di figure appena abbozzate e quasi irriconoscibili, ma al mio ritorno in paese un paio di anni fa non erano più visitabili. Mi è giunta voce di un loro possibile restauro e mi auguro che anche questa Akrai resuscitata non torni ad essere una città invisibile,  viva solo nei miei sbiaditi ricordi di bambina.

Immagine rimossa.
Palazzolo Acreide:
1) Catacomba Cristiana
2) Bassorilievo votivo della Necropoli Intagliatella
3) Accesso alla Catacomba Bizantina
Ph. PJ (Margherita Montoneri)

 

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Palazzolo Acreide si trova in provincia di Siracusa, tra i Monti Iblei.

A poca distanza dalla falesia di Canicattini Bagni, si raggiunge facilmente anche da Modica, Avola, Brucoli, Lentini e le altre falesie della zona di Catania.

Le due strade statali che la collegano al litorale e all'interno sono la SS 124 e la SS287.

La SS 124 la collega da una parte direttamente a Siracusa, sul litorale, e dall'altra all'entroterra, verso Enna, e verso le arterie che la collegano con l'autostrada proveniente da Catania.

La SS 287 la collega a Noto, e, di lì, a Modica e a Ragusa.

37.063995, 14.903596

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